mercoledì 21 agosto 2013

L'imbarazzo


Dell’infanzia, una delle sensazioni che ricordo in modo più nitido è l’imbarazzo. Non dico timidezza, perchè dai racconti dei miei nonni non sembra che io fossi introverso. Mio nonno mi portava in passeggino lungo corso Regina, ed io salutavo tutti quelli che incrociavamo. E se non mi salutavano a loro volta, chiedevo a mio nonno perchè non lo facessero. Quante volte mi è stato raccontato questo. Però, l’imbarazzo sì. L’imbarazzo di essere in mezzo alla gente, magari dover fare qualcosa, e già pensavo a che cosa pensavano gli altri e via dicendo in quella spirale avvolta su se stessa. L’imbarazzo in classe, alle elementari, con i miei compagni, per un’interrogazione andata male. Non ricordo bene l’occasione – forse eravamo a Villa Gualino, per Experimenta – ma una delle suore della scuola dove frequentavo le elementari aveva detto a mia madre: Andrea non farà mai niente da solo. Fa le cose solo se ci sono gli altri. E mi diceva: vecchione. Se un vecchio, che cosa tremenda mi diceva, ora che ci penso: forse perchè ero più tranquillo, più posato, perchè mi piaceva guardare, capire, leggere? Mi diceva che ero un bambino vecchio. Quale trauma mi paralizzò, e quando? Ci sono radici di cui ci si può liberare?



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