lunedì 12 agosto 2013

Coda


Stare in coda, aspettare il proprio turno. La natura non funziona così. Per l’universo, non siamo in coda. Siamo tutti, contemporaneamente, in gioco, a ricevere e dare. Ma siamo disabituati a questo. Questioni strutturali della nostra società, risorse scarse, disuguaglianze, ottimizzazione dei tempi: ed eccoci in coda. Ad aspettare il nostro turno, cioè che tocchi a noi, dare, ricevere. Avendo fatto la coda, ci spetta di diritto. La lunghezza dell’attesa fa sì che ci sembri ci sia dovuto qualcosa. La natura non funziona così proprio per niente. Puoi anche aspettare una vita, ma non ti deve niente. Sei sempre stato in gioco, fin dall’inizio: non c’era nessuna coda, bastava che si decidesse di dare, di ricevere, questo è quanto. Non ci ha mai tolto il potere, è sempre stato nostro. Solo ora mi sembra di capire quel passaggio del Processo di Kafka, il racconto del custode del cancello, che ad un certo punto dice, quando ormai è troppo tardi: questo cancello era per te. Bastava che volessi entrare. Ma ora è tardi, e vado a chiuderlo. E, attenzione, nessuno ha parlato di ricompensa oppure di punizione. Non c’è niente di positivo oppure di negativo, per la natura, in questo: c’è solo un destino da compiere, limpido. Tutte le altre parole, sono degli uomini.



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