mercoledì 28 agosto 2013
Il male che non vedo
Per molti cittadini tedeschi, durante la seconda guerra mondiale, i campi di concentramento erano una realtà “normale”. Ho sempre temuto la mostruosità della normalità. Non è il male che vedo, a spaventarmi, bensì quello che non vedo, di cui non mi accorgo, che sono abituato a vedere dunque ritenere accettabile, connaturato alla realtà che sto vivendo. Lo sguardo che passa e non si sofferma, credendo di sapere abbastanza su di una cosa per giudicarla positiva o negativa, questa sorta di presunzione per cui si abbia la verità in tasca, a portata di mano, senza impegno e senza attenzione, questo è uno dei problemi fondamentali del nostro secolo. Che in Africa si debba continuare a morire di fame e di sete. Che centinaia di giovani dei paesi occidentali debbano rinunciare alle proprie aspirazioni per pagare gli errori e i debiti dei ricchi, vivendo in storture lavorative per far diventare ancora più ricchi i ricchi. Che il proprio tempo sia stato totalmente monopolizzato dalla produzione, e che non ne resti più per se stessi. E via dicendo. Dunque, creatura ancora non nata che guarderai a questi nostri anni, non essere clemente con i nostri peccati di omissione, e impara dalla nostra ignavia che il male si nutre della normalità.
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