Da ragazzo, com’era Leonardo. Che cosa sognava. Se sia stato fortunato o meno. Che abbia saputo coltivare le proprie attitudini. Che abbia avuto disillusioni, dolori. Le biografie che leggiamo sono tentativi di dare un senso alla vita. Cerchiamo tra le righe una risposta, un’illuminazione su quale sia la strada giusta da compiere, una formula magica, un atteggiamento mentale: come ha fatto Leonardo a diventare Leonardo? Bach? Fellini? Fontana? Tolstoj? Leopardi? David Foster Wallace? Dalì? E’ stata fortuna? E’ stata forza di volontà? Che cosa potrei fare io per arrivare lì, o per lo meno: che cosa potrei fare per essere felice? La mia felicità è possibile, oppure no? Sono stato dotato dalla natura delle qualità necessarie per raggiungere la mia felicità? La natura è equa, e dà a tutti gli strumenti necessari, anche se da sudare per mettere in azione, per raggiungere uno stato di soddisfazione? Basta il pensiero che la propria vita finirà in una biografia lacunosa? E’ l’immagine che abbiamo del genio, forse, ad essere errata. Non sta scritto da nessuna parte se, sul limitare della notte, questi personaggi fossero felici o meno, in cuor loro. Però, hanno fatto cose. C’è una felicità che fa del suo destino un capolavoro.
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