Ho questa forte passione per la materia. Non l’ho sempre avuta, non saprei dire da quando, so che fino ai vent’anni la materia era solo materia, poi forse, un poco alla volta, quacosa è cambiato, fino ad assuefarmi. E’ un aspetto di me che conosco ancora poco, ma che vedo nei suoi effetti. Adoro la materia. Certo vivo anche e soprattutto nel mondo del pensiero, della creazione, ma la materia! La materia è affascinante. La solidità delle cose è struggente. La temperatura che si avverte al contatto, il silenzio che la pervade, le sue pieghe, la sua trama ad un’osservazione ravvicinata, le sue proprietà se stimolata da calore, torsione, pressione. Gli infiniti usi che se ne fanno. Il colore, naturalmente. La sua funzione visibile, nota, pratica, e la sua storia praticamente sempre ignota, dagli abissi del tempo e della sua composizione atomica, fino alla sua epifania ai nostri cinque sensi. Il suo trasformarsi nel tempo, spesso tempo non umano bensì che si misura in milioni di anni. Il nostro distinguere tra fisico e metafisico potrebbe essere considerato solo un mezzuccio per tollerare il fatto che, a ben vedere, il 99.9% dell’universo non è umano, che l’uomo stesso è fatto di materia, e anche il suo pensiero.
«Civiltà come quella greca, soprattutto alla luce del pensiero di filosofi come Platone, con il suo "mondo trascendentale delle idee", Pitagora con la sua "affinità di tutte le cose" o Plotino ed Eraclito con la loro "visione unitaria", concepivano un'unione diretta dell'uomo non solo con l'universo della materia, ma anche con quello della coscienza. Gli antichi cosmologi ritenevano che il mondo fosse tenuto assieme da un principio di totalità. Ad esempio Ippocrate (460-365 a.C.), conosciuto come il padre della Medicina, credeva che l'Universo fosse legato in tutte le sue parti da quelle che lui chiamava "affinità nascoste" e a questo proposito affermava: "Esiste un flusso comune, un comune respiro, tutte le cose sono in simpatia". In tale contesto, le coincidenze significative possono essere spiegate come "elementi simpatetici" che si cercano gli uni con gli altri. Una unione al di fuori del tempo e dello spazio, dove l'accadimento di eventi sincronici veniva interpretato come un segno divino. Nel Rinascimento il filosofo Pico della Mirandola scrisse: "In primo luogo esiste un'unità nelle cose dove ogni cosa è una con se stessa. In secondo luogo esiste un'unità dove una creatura è unita con le altre e tutte le parti del mondo costituiscono un solo mondo". Gli alchimisti medievali, seppur non perfettamente consapevoli del funzionamento dei meccanismi che essi innescavano nei loro laboratori, ripresero il concetto di unione sincronica tra mente e materia, dove la trasformazione pratica di elementi chimici non nobili in oro era solo una specie di rituale simbolico in grado di creare una trasformazione e purificazione della psiche. Il concetto più generale di "interconnessione" non fu dimenticato più in là nel tempo da grandi filosofi come Leibniz, con la sua teoria delle monadi e Schopenhauer, con la sua convinzione che il segreto del mondo e della vita stessa risiedesse nell'unitarietà di tutte le cose in un quadro sincronico, che unisce gli oggetti tra loro e allo stesso modo la psiche con la materia.»
RispondiEliminaMassimo Teodorani, Sincronicità, Macro Edizioni