Succede questa cosa, che scrivo. Per svariati motivi. Per tenere a mente le cose. Per organizzare. Per esprimermi. Semplicemente, per adempiere ogni giorno a questo rito del mettere su pagina cose che altrimenti (andrebbero perse? sono solo un promemoria per ricordarmi che le nostre azioni riempiono l’universo, anche quando mi sembrano piccole ed inutili?). Quando scrivo per me, scrivo male. Se devo rileggere, alle volte faccio io stesso fatica. Scrivo tutti i giorni, e poi penso: ci sarà mai un biografo con abbastanza tempo da perdere per tradurre tutte queste pagine di scrittura piccola, incerta, indistinguibile, confusa. E perchè, poi? Altre volte mi chiedo, se mai dovessi perdere la memoria, queste pagine (migliaia, ormai) potrebbero ricostruire il mio essere, oppure comunque le vedrei con occhi diversi? Sarebbe un estraneo. Follia dell’archiviazione totale. E’ come se fosse l’atto dello scrivere, a trovare una giustificazione a questo oceano di pagine in continua espansione. Sicuramente consolidamento dell’autostima. Poi, mi dico che le strade future sono infinite. Magari tutto questo risparmierà una lacrima a qualcuno, mi dicevo. Invece, anche questa è una ben pia ma illusoria convinzione. Non ho una risposta.
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