lunedì 3 febbraio 2014

BEVETE DAMBU' - L'elisir meraviglioso


BEVETE DAMBU’ - l’elisir meraviglioso
ovvero: truffe per tutte le tasche

C'è poi questa bufala, che una volta per tutte bisogna "definirla definitivamente" bufala, delle strutture private di riabilitazione da tossicodipendenza, che promettono di rimettere "a nuovo" in dieci giorni e rispedire a casa il paziente, lindo e detossificato come appena uscito da mammà. Indulgenza plenaria! Prodigio della scienza medica!

Premesso che non sono un medico, bastano un po' di buon senso e di logica per intuire che una spiaggia, una clinica a 5 stelle, un'equipe medica e un personal-yoga-trainer (per rilassarsi!) non bastano affatto per tornare in patria (queste cliniche extralusso sono in Australia, Stati Uniti, Inghilterra) ed affermare di aver smesso per sempre con l'abuso della drogazza pesante.

Preciso: anche in Italia ce ne sono, di queste cliniche, ma non si sa bene dove, nè chi le gestisca. Se ne viene a conoscenza solo negli ambienti VIP, per passaparola. Qualcosa venne a galla, all'attenzione pubblica affamata di scandali, nel 2009. Il PM Musti chiese cinque condanne, comprese tra i sette e i tre anni di carcere, a carico di loschi figuri di una presunta associazione a delinquere che, secondo l'accusa, avrebbe speculato sulla tossicodipendenza promettendo cure improbabili, in una certa clinica in quel di Bologna. Dove morì Fabrizio Restelli, ventisettenne di Varese.

La suddetta clinica fu frequentata anche da Paolo Calissano (quello di "Ad un passo dal sogno", musical scritto da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime… prima che la sua partecipazione si interrompesse per un malessere: all'ospedale Calissano giunse "in stato di alterazione psicofisica per uso di stupefacenti", dissero i giornali, altro che cura miracolosa). E perchè questi VIP non denunciano le cliniche, dopo aver sborsato tanti soldi, al totale di zero risultati? Perchè l'ultima cosa che vogliono che si sappia è: che hanno (ancora) problemi di tossicodipendenza. E che hanno fatto la figura dei fessi. Non denunciò la clinica Paolo Calissano, ma si venne a sapere di essa quando il giudice lo interrogò, in merito ad un festino a base di drogazze e psicofarmaci, durante il quale ci lasciò le penne una ballerina (cubana, se non ricordo male).

Sulle riviste patinate abbiamo letto di VIP (tra cui Amy Winehouse, Mel Gibson, Kirsten Dunst, Lapo Elkann, e ultimamente di Seymour Hoffman; ma anche tanti, tanti altri) partiti, "formattati" e tornati a "nuova vita"; come se bastasse avere abbastanza denaro per permettersi quello specifico mix di cure e dunque liberarsi del male della drogazza.

Per alcuni di essi sappiamo come è andata a finire, per altri restiamo in fiduciosa attesa. Tutto questo è così simbolico del nostro tempo presente. Hai un problema? Se hai i soldi, hai accesso alla cura giusta; e soprattutto fai in frettissima, che non c'è tempo da perdere, e al tuo ritorno avrai l'indulgenza plenaria, con la benedizione dei tabloid. Ci si aspetterebbe che un attore, dopo aver recitato ruoli in film impegnati, non caschi in simili prese per i fondelli, e invece.

Per inciso, la medicina, e lo yoga, sono cose serie. Servono anni. In dieci giorni non puoi capire nemmeno di che cosa si sta parlando. Ma andiamo avanti.

Che l'abuso della drogazza sia in primis il sintomo di un disagio profondo; che il successo certo non risolva; che sia anche un contesto sociale (la clinica superspecializzata non ti allontana dalle cattive frequentazioni di certi ambienti, anzi); che sia una battaglia che può durare anni se non tutta la vita; beh, la nostra società dello spettacoloso successo non può certo darlo a vedere. Consuma anche tu la tua preconfezionata fettina di successo patinato!

Se fosse vero che esiste una cura che in dieci-venti giorni libera dalla tossicodipendenza, allora non dovrebbe essere di proprietà privata ma pubblica, gratuita, così che l'ultimo degli operai di catena di montaggio (che ne ha altrettanti, come i VIP, di turbamenti esistenziali) possa goderne come chi invece è famoso. Entriamo nel discorso dei potentati delle multinazionali farmaceutiche. Ma, tranquilli, si tratta di una battaglia persa, perchè si dà il caso che quelle cliniche non funzionino, semplicemente.

Una decina di anni fa saltò fuori UROD, la Ultra Rapid Opioid Detoxification, costava 20 milioni delle vecchie lire, e molti VIP italiani sborsarono serenamente la somma, convinti che si potesse comprare il benessere. Era una bufala... ma solo per i VIP. Per quelli che invece, alla faccia del giuramento di Ippocrate, avevano capito che c'era gente disposta a sborsare un sacco di soldi, fu un businness ben riuscito, che ancora oggi prosegue imperterrito.

Come dire: ambiente che vai, imbonitore che trovi. Giochino di febbraio: quanti dei VIP della lista al link sottostante, prima di passare a miglior vita per uno shoot di troppo, hanno frequentato miracolose cliniche?


Nel 2008 scrissi un testo teatrale: Bevete Dambù, l’elisir meraviglioso. Potete scaricarlo gratuitamente cliccando qui sotto. Un modo per affrontare questo tema... da un altro punto di vista.


 

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