lunedì 3 marzo 2014

Siamo tutti gli antipodi di qualcuno


SIAMO TUTTI ANTIPODI DI QUALCUNO
Installazione presso Naturalmente, Via Sant'Agostino, 22 B. Torino

















Descritti da Platone nel Timeo e da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia,
il loro nome è composto da “antì” (contro) e “podos” (piede): hanno piedi capovolti,
il calcagno avanti e le dita dietro; abitano dall’altra parte del globo.
Credere nella loro esistenza significava, per i greci del tempo,
accettare la teoria della scuola pitagorica secondo la quale
la terra è sferica (e che ogni oggetto tende a cadere verso il centro di essa).
I padri della chiesa invece rifiutarono questo modello geografico ma soprattutto sociale,
affermando viceversa: la terra è piatta, siamo al centro di essa,
e il cielo con il sole, la luna e le sue stelle è una bella cupola messa lì
a ruotare apposta per noi. Se per la la cristianità l’antropocentrismo era un valore,
per i Greci era questione di relativismo: noi di qua, loro di là, le stagioni al contrario,
il sole che sorge da un lato invece che dall’altro, idem per la luna.
Anzi, non erano antropocentrici nemmeno nella simbologia del corpo umano:
Per nulla scoraggiati dalla posizione periferica dei piedi, i poeti greci ne fecero un simbolo:
Achille “piè veloce” e Teti “dal bianco piede” (Omero), l’enigma dell’animale
che da giovane cammina su quattro, nella maturità su due e nella vecchiaia su tre piedi
(la Sfinge), “Non mi piace un capitano tutto ricci e spocchia [...] me ne basta uno i cui piedi
siano ben fermi e sia pieno di ardimento” (Archiloco), “Le fanciulle si muovevano in danza
coi bianchi piccoli piedi” (Saffo), “i miei piedi non lasciano la casa che mi accoglie” (Erinna).
Quando guardiamo verso il basso, perchè un oggetto c’è sfuggito dalle mani ed è caduto
(forse Sigmund Freud direbbe che il nostro inconscio l’ha lasciato intenzionalmente cadere)
osserviamo implicitamente una delle quattro interazioni fondamentali della fisica: la gravità.
Per la fisica classica: forza conservativa agente fra i corpi; nella relatività generale:
una conseguenza della curvatura dello spaziotempo creata dalla presenza di corpi
dotati di massa e di energia; per il fisico matematico Erik Verlinde: una forza entropica,
un effetto collaterale della propensione naturale verso il disordine; per il Mago Merlino
della Disney, invece, una forza potente, ma comunque al secondo posto dopo l’amore:

Artù: “Più forte della gravità?”
Mago Merlino: “...in un certo senso, è la forza più grande sulla terra.”

Che gli antipodi siano dall’altra parte della terra, che siano non solo diversi da noi
ma addirittura rappresentino il nostro esatto opposto, e tuttavia: anch’essi sono sottoposti
alla forza di gravità, alla massa che attrae, al tempo che scorre, all’entropia che inghiotte tutto.
L’universo non fa distinzioni, non consente eccezioni alle sue regole per chi lo abita;
noi invece ne abbiamo bisogno, per mettere al sicuro quella cosa transitoria che chiamiamo identità,
senza voler prendere coscienza del fatto che siamo tutti gli antipodi di qualcuno.


* * *

OBLITERAZIONI – Nam Visualart .net
di Gian Luigi Braggio

Un nuovo progetto inclusivo, partecipato e che mette in relazione l'arte con locali, negozi, realtà produttive e sociali... per costruire insieme un'avanguardia culturale. Segni ospitati in spazi inusuali per dar forma alla qualità e stimolare un atteggiamento attivo, etico, responsabile. Mostra d'arte presso la MEZZALUNA: ristorante vegetariano/vegano e negozio di cibi biologici, p.zza E. Filiberto 8/D – Torino. Interventi in giro per la città. Ideato da Gian Luigi Braggio, il progetto vede la partecipazione di: Carla Bertola, Alberto Vitacchio, Lisa Parmigiani, Mimmo La Grotteria, Alessandro Fioraso, Andrea Roccioletti, Ruxiada...




Quella che Levinas aveva definito arte di obliterazione si riferiva all’operazione di nascondere allo sguardo una porzione dell'immagine, interromperne la continuità, l'autosufficienza, tradirne la funzione per lasciare spazio all'interpretazione, al pensiero, ad una visione profonda delle cose al di là delle pretese del bello. Un intervento di obliterazione fa leva sulla potenza critica dell'inespresso, quel Ausdrucklose che per Benjamin è l'elemento che arresta l'apparenza ingannatoria della rappresentazione, interrompe l'autosufficienza del linguaggio per far spazio all'esperienza di verità. L'opera nella sua forma non è conclusa in se stessa bensì dialogante e viva, non esiste per mostrarsi ma per instaurare un rapporto con l'altro, perché in quanto forma sensibile possa diventare porta d'accesso alla dimensione spirituale. Interrompere il consueto, il senso comune, la logica dell'interesse, dell'apparire, il pregiudizio, l'indifferenza: questo è il compito della cultura e dell'arte, invitare ad un atteggiamento attivo, risvegliare la “persona” che sonnecchia in ciascuno di noi. Artista è colui che innesca questo processo, può ritenersi tale non perché offra un oggetto alla devota contemplazione ma nel momento in cui accende e alimenta un dialogo, scende dal piano della rappresentazione alla realtà e vi si mescola: non per giustapporre la sua voce alle altre ma per spargere un seme, un frammento di libertà. Il progetto coinvolge ora la città di Torino, mira a valorizzare la creatività in tutte le sue forme, a farsi inclusivo accogliendo opere di ogni categoria di artisti invitati di volta in volta a partecipare. Segni che si disperdano nel mondo in spazi inusuali a partire da eccellenze produttive, commerciali e culturali, diventano comunicazione nel momento in cui interrompono, bucano la continuità del linguaggio, stimolano la riflessione su temi sensibili superando l'approccio ideologico, si fanno azione, strumento di confronto e di dialogo. Il monaco buddista Thich Nhat Hanh affermava che anche le azioni più semplici come mangiare, bere, camminare, leggere il giornale, acquistare qualcosa, assistere ad uno spettacolo o anche, semplicemente, respirare hanno un’immediata valenza politica: richiamano la necessità della consapevolezza, della responsabilità nei confronti delle cose e degli altri. Dunque, un'avanguardia culturale inclusiva e partecipata che sposti l'attenzione dall'oggetto alla persona e impegni l’arte a percorrere nuove strade, nella prospettiva di un nuovo umanesimo.

OBLITERAZIONI: le ragioni filosofiche
Obliterazioni nasce come proposta concreta nell’ambito di namVisualArt, orientata in particolare alla città di Torino anche se è di fatto assimilabile ad ogni realtà urbana.
Quella che Levinas aveva definito arte di obliterazione si riferiva alla operazione di nascondere allo sguardo una porzione dell'immagine, interromperne la continuità, l'autosufficienza, tradirne la funzione per lasciare spazio all'interpretazione, al pensiero, ad una visione profonda delle cose al di là delle pretese del bello. Un intervento di obliterazione fa leva sulla potenza critica dell'inespresso, quel Ausdrucklose che per Benjamin è l'elemento che arresta l'apparenza ingannatoria della rappresentazione, interrompe l'autosufficienza del linguaggio per far spazio all'esperienza di verità. L'opera nella sua forma non è conclusa in se stessa bensì dialogante e viva, non esiste per mostrarsi ma per instaurare un rapporto con l'altro, perché in quanto forma sensibile possa diventare porta d'accesso alla dimensione spirituale. Interrompere il consueto, il senso comune, la logica dell'interesse, dell'apparire, il pregiudizio, l'indifferenza: questo è il compito della cultura e dell'arte, invitare ad un atteggiamento attivo, risvegliare la “persona” che sonnecchia in ciascuno di noi. Artista è colui che innesca questo processo: può ritenersi tale non perché offra un oggetto alla devota contemplazione ma nel momento in cui accende e alimenta un dialogo, scende dal piano della rappresentazione alla realtà e vi si mescola: non per giustapporre la sua voce alle altre ma per spargere un seme, un frammento di libertà.
Concretamente, iniziative potranno coinvolgere locali, negozi, biblioteche, editori... con modalità innovative e sperimentali di partecipazione che ridefiniscano non solo il ruolo dell’artista ma anche il rapporto tra artista e pubblico. Il progetto mira a valorizzare la creatività in tutte le sue forme, a farsi inclusivo accogliendo e valorizzando opere di artisti come di semplici appassionati invitati di volta in volta a partecipare. Segni che si disperdano nel mondo in spazi inusuali, che si fanno comunicazione nel momento in cui interrompono, bucano la continuità del linguaggio, stimolano la riflessione su temi sensibili superando l'approccio ideologico, diventano azione, strumento di confronto e di dialogo.. Il monaco buddista Thich Nhat Hanh affermava che anche le azioni più semplici come mangiare, bere, camminare, leggere il giornale, acquistare, assistere ad uno spettacolo o anche, semplicemente, respirare hanno una immediata valenza politica: richiamano la necessità di consapevolezza, della responsabilità nei confronti delle cose e degli altri.

Gian Luigi Braggio




1 commento:

  1. Io sono l e t t e r a l m e n t e in brodo di giuggiole! (e tu lo s a i benissimo questo mio particolare brodo, che s'addensa ogni volta che racconti una storia in questo modo...!): lo s a i che sono *innamorata* della Mitologìa e delle Storie dei Mìti (conservo ancora gelosissimamente nel mobiletto scuro - apparentemente un portascarpe - nella ex camera dei miei genitori - il librino della medie sui miti!). E, giuro, nessuno - a parte forse Simone... - prima d'incrociare l'Artista che è in te m'aveva fatto sognare nuovamente sulle gesta di Ettore, Achille, Andromaca, Priamo e compagnia bella. E cosa è uscito stavolta dalla tua magica tuba di prestidigitatore??? Nientepopòdimenoche la storia degli Antìpodi! Una meraviglia di mito, senza considerare che i piedi sono la parte del mio corpo che prediligo, la più bella in assoluto, diretta derivazione di quelli greci dei miei antenati calabri. Ecco, qui sono io: “Non mi piace un capitano tutto ricci e spocchia [...] me ne basta uno i cui piedi siano ben fermi e sia pieno di ardimento” (Archiloco). Grazie, ancora.

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