EDS - Esperimenti di scrittura 6 di 14
AL SUPERMERCATO
ovvero prima li bruciavamo, adesso li congeliamo.
Si scriverà (mi viene spesso da scrivere “si parlerà”, ma...) di supermercati, ipermercati, mercatoni e affini. I nomi già sono una violenza, obbligano lo scrittore a scriverlo, che sono, cioè vogliono essere: super-, iper-, -oni. Devi chiamarli così, altrimenti come lo dici. Esisterà un nome tecnico non usato nella parlata volgare? Un nome di cosa non dovrebbe contenere simili superlativi, addirittura assoluti! si lasci libero lo scrittore (ma chiunque, in fondo) di poterli definire con un vocabolo di grado zero, e poi ac-crescerlo oppure de-crescerlo secondo l’esperienza che ne fa; invece (chi controlla il linguaggio controlla il mondo) il nome, prima ancora dell’esserci dentro, di scriverne, trascina lo scrittore (ma chiunque, vedi sopra) in un’intrinseca valutazione semantica, non voluta, circon-voluta su un significato aggregato. Sentite come suonerebbe diverso se si chiamassero: mercati-a-carrello.
Invece super-iper-one è un nome che dichiara già nel suo segno di battesimo un piano di battaglia, una volta si chiamava il Sindaco e il Parroco all’inaugurazione di una nuova azienda, dunque davvero battesimo; un piano di battaglia, come se uno stato si chiamasse Antifrancia (esistono stati con nomi simili?), che non nasconde il suo voler essere diverso/contro/meglio del suo antagonista, eppure... esiste solo in funzione dell’accrescitivo: non è qualcosa di diverso, di alternativo, bensì solo il suo avversario, quella è la sua ragione d’essere, una cosa con un accrescitivo davanti o dietro. Meglio di che? lo scrittore si chiede: meglio forse del mercato-piazza, che sia un paragone di dimensioni. Poi gli vengono in mente mille esempi di mercati-piazza molto più grandi, più assortiti di quelli che si vogliono far chiamare super-iper-oni. Forse per il fatto che sono al coperto? Nemmeno, ci sono mercati-piazza anche coperti. Forse perchè al posto di tanti proprietari di banchi diversi tra di loro c’è un solo possidente di tutta la baracca? Questo li rende super-iper-oni?
Prima di sottoporsi all’esperimento di scrittura al supermercato, allo scrittore viene un dubbio: tra le tante fiction e serie televisive non ne esiste nessuna ambientata in un supermercato? Forse sì, gli sembra di ricordare, era una cosa che trasmettevano alla tv catodica degli anni ottanta, poteva definirsi pieno boom economico? Con il senno di poi. Ah, e poi c’era quell’altra cosa ambientata in un c’entro commerciale. Lo scrittore si rifiuta di scriverne qui il titolo. Tuttavia, lo scrittore vuole principiare pulito il suo esperimento di scrittura al supermercato, sa che ne sono già state scritte migliaia, di analisi socio-filo-economiche sul fenomeno dei supermercati (e dei c’entri commerciali); e altrettante analisi a seguirne l’evoluzione, dei super-iper-mercat-oni, che hanno cambiato faccia, sono diventati friendly, alcuni addirittura sono riserve dove marchi di qualità (parole chiave: territorio, gusto, salute) fanno sfoggio delle loro piume di pavone, per essere comprati, per giustificare un costo. Un amico diceva: perchè la qualità deve essere solo per i ricchi? Perchè i poveri devono mangiare schifezze?
Comunque, per scrivere al supermercato lo scrittore deve: accettare il fatto che sedersi da qualche parte (non ci sono posti a sedere) significa essere guardato male oppure interrogato continuamente dai commessi se ha bisogno di qualcosa oppure si sente bene; oppure impratichirsi nell’arte del carrello come punto d’appoggio. A questo scopo si presta bene il seggiolino per bambini integrato al carrello: ecco perchè mia madre, quando – me presente – parlava con qualcuno di una parente oppure di una conoscente che aveva partorito, diceva “ha comprato un bambino”. La cicogna ha messo in piedi una start-up di successo. Il seggiolino per bambini, con un po’ di pratica, può diventare un buon piano di scrittura per lo scrittore. La sua opera è come un figlio, per lui: dunque il diario/quaderno/foglio sul seggiolino per bambini è nella posizione ideale. Lo scrittore nota: guardare il diario/quaderno/foglio appoggiato sul seggiolino per bambini integrato al carrello comporta anche avere la visione del contenuto del carrello, vuoto, semivuoto, semipieno o pieno che sia. Lo scrittore è qui per scrivere oppure fa di necessità virtù e, già che c’è, provvede a fare la spesa? Si possono scegliere le parole per scrivere mentre si scelgono i prodotti per vivere? Con un po’ di fortuna, se lo scrittore si impratichisce con lo scrivere deambulando con il carrello della spesa, il suo diario/quaderno/foglio verrà scambiato per una lista della spesa, e nessuno lo importunerà. La lista ha una sua giustificazione sociale, il periodare no.
Tuttavia, il fantasma del grande ma-in-realtà non tarderà a tormentare lo scrittore. Il seggiolino per bambini integrato al carrello è comodo e permette alla madre/padre di controllare il figlio, e che così non si allontana, ma-in-realtà serve a prolungare il termpo di permanenza della madre/padre presso il super-iper-mercat-one (e magari comprare, altro, e altro ancora); madre/padre che non dovranno sentire le lamentele del figlio sono stanco di camminare e dunque non saranno indotti a tornare a casa. Oppure: i prodotti sugli scaffali sono tanti, e molti anche scontati, ma-in-realtà a casa non resterà nulla della sensazione di abbondanza che la pienezza degli scaffali trasmetteva, i prodotti spesso sembrano in concorrenza tra di loro, ma-in-realtà sono prodotti dalla stessa multinazionale alimentare, e se molti sono scontati significa che da qualche parte (prima, a prezzo pieno) c’era un margine di risparmio per me che invece è diventato guadagno per qualcunaltro. Oppure: le casse automatiche sono pratiche e veloci ma-in-realtà sono posti di lavoro persi per qualcunaltro (non quello della frase precedente, ovvio). E’ chiaro, è evidente che le cose stanno così, nessuno lo negherebbe mai; eppure il potere del super-iper-mercat-one è quello di ricevere dal suo pubblico un’assoluzione: il Grande Perdono per il suo ma-in-realtà. Il risparmio val bene una messa (in carrello).
Allo scrittore che scrive al super-iper-mercat-one farà invece comodo (ma con un retrogusto di inquietudine) il fatto che: mentre al mercato-piazza capita di fermarsi e chiacchierare, perchè si incontrano persone (cosa che lo interromperebbe nella scrittura), al super-iper-mercat-one nessuno parla con nessuno, nemmeno per chiedere di spostare un po’ il carrello quando non riesce a passare con il suo. D’altro canto, in chiesa non si parla; al cospetto della perfezione geometrica di forme e colori e disposizioni e dell’abbondanza di beni delle corsie un certo religioso silenzio si impone al passante-spingente-il-proprio-carrello; silenzio religioso sottolineato (come canti gregoriani in una cattedrale) dalla musica onnipresente, ossessiva, vuota di significato, che pervade l’aria, lo spazio, la mente; musica ambientale che serve a rilassare ma-in-realtà ha il preciso scopo di impedire il pensiero profondo, l’introspezione, è una cortina fumogena tutt’intorno al campo da gioco del super-iper-mercato-one. Lo scrittore cerca di immaginare: un supermercato senza musica ambientale? Provate a vedere che cosa vi succede, a farvi un giro in un super-iper-mercat-one con i tappi nelle orecchie.
Tutti al super-iper-mercat-one sbirciamo dentro ai carrelli la spesa altrui; lo scrittore che scrive al super-iper-mercat-one sbircia dentro ai carrelli altrui, e prova ad immaginare quale potrebbe essere la spesa di alcuni personaggi della letteratura. Possiamo immaginarci Kafka, Cortazar, Majakovskij, Verlaine al super-iper-mercat-one? Avrebbero potuto essere assunti come commessi? Come avrebbero reagito ad una rapina a mano armata alle casse mentre che aspettavano in coda? Anche loro, come lo scrittore che scrive al super-iper-mercat-one, avrebbero avuto quella strana sensazione, nel dover cercare l’uscita senza acquisti, oppure passare alla cassa giustificadosi con la cassiera per non aver comprato nulla?
Lo scrittore che scrive al super-iper-mercat-one sospetta anche che, a seconda delle corsie e dei prodotti esposti, possa cambiare la sua prosa. La zona prodotti per la casa avrà un impatto diverso sulla sua scrittura rispetto a quella frutta e verdura. Quanto tempo è lecito stare al super-iper-mercat-one gironzolando con un carrello (magari vuoto) prima che l’uomo che sta dietro alle telecamere si insospettisca, e si prepari per controllare le sue tasche da scrittore all’uscita? E i cartellini dei prezzi: una volta erano scritti e sostituiti a mano, oggi sempre più spesso si trovano piccoli display con il prezzo trasmesso a distanza, un click e il costo di tutti i pacchi di pasta sale oppure scende di un’euro. Mi chiedo come mai un hacker non abbia ancora provato ad intrufolarsi nella Rete di un super-iper-mercat-one per regalare uno sconto a centinaia di pensionati cassaintegrati interinali tempo-determinati che contano le monete prima di allungare la mano verso una scatola di biscotti. Sarebbe una buona trama per una storia.
Se il parallelo con altri luoghi di trascendenza e di estasi (come le chiese, i bagni turchi oppure le piramidi maya e via dicendo) solletica lo scrittore, non potrà fare a meno di considerare che la meditazione proposta dagli officianti sacri degli iper-super-mercat-oni è da svolgersi in piedi ed in movimento: sei di passaggio, il tuo tempo è denaro (tuo ma anche nostro, pensano gli officianti sacri), la precisione razionale con cui i prodotti sono esposti e messi in sequenza uno dopo l’altro serve a guidarti verso la cassa e dunque all’uscita e al ritorno alla tua casa (non c’è avventura nel percorrere il bosco del supermercato, tutto è rassicurante, è un non-viaggio). Non devi fermarti: devi prendere e passare oltre. Accetta il transeunte su ruote di carrello ben oliate e, per cortesia, non intralciare gli altri che meglio di te scorrono lungo le corsie e attraverso la barriera delle casse. Un super-iper-mercat-one che lo scrittore ha visitato tempo fa esponeva un enorme cartello rosso con una scritta bianca: FRESH, FAST, FRIENDLY. Fresco, veloce, amichevole. Sarà fresca, veloce ed amichevole la scrittura dello scrittore che scrive al super-iper-mercat-one? Anche quando gli capiterà di passare davanti agli scaffali di libri? C’è un filo sottile che lega i roghi dei libri di neanche tanto tempo fa, ai libri esposti davanti al reparto surgelati.
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