giovedì 12 settembre 2013

Il pozzo


Le persone credono di conoscere bene il loro passato. Sembra loro di averlo di fronte, di poter dire in qualsiasi momento chi sono, dove sono stati, che cosa hanno fatto. Ma basta chiedere loro di mettere per iscritto gli avventimenti della loro vita, anche solo i più importanti, e subito capita che: scoprono cose che nemmeno ricordavano di sapere, di aver fatto. Alcune di queste cose sono rimaste irrisolte. Altre, sembrano appartenere ad una persona che non è più presente. Altre, sono inspiegabili. Altre ancora sono così chiare, dei colpi di fucile, precisi, veloci, a spiegare cose poi successe molto tempo dopo. Dunque agisco credendo di sapere chi sono; oppure, c’è una parte di me che agisce a prescindere da quello che so, e che mi conduce in una direzione piuttosto che in un’altra come se fossi un passeggero che solo per una certa parte conduce il suo destino. Per questo, bisogna avere cura delle proprie azioni. Non solo per il presente oppure per il futuro. Ma anche per il passato. Cadranno nel pozzo dell’io, e andranno a formare quello che poi saremo, soprattutto inconsapevolmente. Questa è una possibile interpretazione dell’eterno ritorno. Ogni azione torna, rivive in noi, ogni istante.



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