TUTTA LA
GUERRA CHE CI ATTRAVERSA
e di cui
non ci rendiamo conto
Infobesity: 1 - The relentless feast of
online information, typically through search engines (i.e. Google, Wikipedia,
etc.); 2 - The never ending onslaught of information, data, facts and figures
& related content that the internet produces means we are all become
infobese.
E’ un argomento – ma prima ancora di essere un
argomento, è un fatto – che molti considereranno distante dalla vita quotidiana,
nonostante (e proprio a causa del fatto che) ciascuno di noi ne sia fisicamente
attraversato, anche se non se ne rende conto; questione di percezione mancata.
Questo attraversamento, per quanto ne sappiamo, è senza conseguenze, come
quello dei neutrini provenienti dallo spazio (un muro in piombo spesso un anno
luce bloccherebbe la metà dei neutrini che lo attraversano). Siamo esposti a
forze che non sappiamo, e che fortunatamente non hanno effetti su quella che
noi definiamo vita.
Sto scrivendo delle SW, delle shortwaves ovvero delle
onde corte, che coprono lo spettro di frequenza tra i 3 e i 30 megahertz. Quelle
usate dai radioamatori, quelle del linguaggio CB, delle comunicazioni
aeronautiche a lunga distanza, del Codice Morse. Ogni istante, H24 per
scriverlo alla moda, ciascuno di noi è attraversato da onde elettromagnetiche:
provenienti da satelliti che trasmettono informazioni meteorologiche, sistemi
di puntamento gprs, corpi celesti a migliaia di anni luce. E, tra le altre,
trasmissioni militari in codice. Tutte cose che non hanno effetti immediati
sulla nostra esistenza a livello di mezzo con cui si propaga l’informazione; ma
la cui informazione finale (conoscerla o meno) ha conseguenze sul nostro
destino: sapere o meno del maltempo in anticipo, sapere o meno di un
bombardamento in anticipo.
Alcune sezioni dello spettro delle radiofrequenze
sono riservate a certi tipi di trasmissioni, altre sono libere; fin qui, niente
di particolarmente emozionante. Chi detiene il potere si attribuisce il diritto
di sfruttare il fenomeno fisico delle frequenze per il bene comune. E’ una
questione politica: i cittadini votano un governo, il governo si appropria di
certe radiofrequenze perchè devono essere di pubblica utilità e non solo
nell’interesse di pochi (che il governo faccia l’interesse di tutti e non di
pochi è un’affermazione da verificare, ma ci porta fuori argomento).
Se non fosse che a volte qualcuno trasmette
illegalmente messaggi cifrati. Per semplificare le cose chiameremo questo
qualcuno: Emittente Misterioso, cioè EM. Gli Emittenti Misteriosi, gli EM,
inviano sulle shortwaves messaggi in codice di diversi tipi: vocali, nel caso
delle famose Number Stations (al centro, tra l’altro di una puntata della serie
tv Fringe), oppure in forma di polytones, sequenze di suoni. A chiunque (con un
apparecchio CB oppure collegandosi ai radiotelescopi che mettono a disposizione
di chi abbia una connessione internet le shortwaves captate) può capitare di
imbattersi in questo genere particolare di trasmissioni. Che cosa sono? Che
cosa vogliono dire? Mistero.
Ad oggi, molti studiosi di crittologia affermano che
si tratti di comunicazioni che i servizi segreti dei vari paesi inviano ai
propri agenti in incognito in territorio nemico. Oppure, che siano ribelli,
guerriglieri oppure terroristi che si scambiano informazioni. La particolarità
delle comunicazioni cifrate sulle shortwaves è proprio questa: sono captabili
da chiunque, ma solo chi ha la chiave per decifrarle può venirne a capo; si
tratta di comunicazioni tra le più sicure in assoluto; riuscire a decriptarle
fa passare notti insonni a decine di appassionati che si occupano di cifratura
e codice, dagli amatoriali, ai docenti universitari, fino alle associazioni che
vogliono raccogliere l’eredità della questione “Enigma”, in riferimento al
codice Enigma della Seconda Guerra Mondiale:
“I servizi segreti polacchi riuscirono
così a decifrare Enigma, grazie sia ad una debolezza del sistema cifrante, sia
ad una regola imposta per l'uso della macchina da parte dell'Ufficio tedesco
preposto. L'intelligence polacco, guidato dal matematico Marian Rejewski,
progettò una macchina apposita chiamata Bomba, per simulare il funzionamento di
una macchina Enigma ed ottenere da un messaggio cifrato, con tentativi
sistematicamente reiterati, le chiavi di regolazione della macchina che aveva
eseguito la cifratura e quindi poterlo decifrare a sua volta. I tedeschi però
cambiarono il funzionamento di Enigma introducendo un insieme di cinque rotori,
dei quali ne venivano usati sempre solo tre ma diversi ogni giorno: questo
moltiplicava per sessanta le combinazioni possibili e la Bomba polacca non
poteva affrontare un tale incremento di complessità. Alla vigilia
dell'invasione della Polonia, nel 1939, il progetto venne trasferito agli inglesi,
i quali organizzarono un'attività di intercettazione e decifrazione su vasta
scala delle comunicazioni radio tedesche a Bletchley Park e, con l'aiuto di
grandi matematici come Alan Turing, riprogettarono la Bomba e idearono diversi
metodi per forzare le chiavi di codifica tedesche, che davano come prodotto il
testo in chiaro, noto con il nome in codice Ultra. I servizi d'intelligence
militari tedeschi Abwehr utilizzarono un particolare modello,
l'"Enigma-G". Nel 1944, un'ulteriore evoluzione della Bomba portò
all'introduzione dell'elaboratore Colossus. Per la Marina tedesca venne messa a
punto una versione particolare di Enigma, che impiegava quattro rotori cifranti
presi da un set di otto (quelli delle Enigma terrestri più tre nuovi rotori
esclusivi per la marina) e poteva usare due diversi riflettori a scelta, per
aumentare ancora il numero di combinazioni disponibili. Nel maggio del 1941 la
marina inglese riuscì a mettere le mani su un apparato Enigma intatto e sui
documenti di cifratura, catturando un sommergibile tedesco durante un attacco
da parte di quest'ultimo ad un convoglio alleato. Questa operazione è
conosciuta col nome di Primrose.”
In occasione di guerre, di disordini e di
rivoluzioni, come sta accadendo proprio ora in Ucraina e in Siria, le
trasmissioni in codice sulle shortwaves si moltiplicano: difficili da
localizzare, perchè si propagano in fretta nell’aria senza risentire di
eventuali ostacoli, arrivano da una parte all’altra del pianeta molto
facilmente, riflettendosi verso la superficie terrestre grazie agli strati
ionizzati nell’atmosfera. Dunque, è molto arduo riuscire a triangolare il segnale
per capire dove sia il luogo da cui un EM, un Emittente Misterioso, stia
trasmettendo; e assolutamente impossibile sapere dove si trovi il RL, il
Ricevente Legittimo. Tra EM e RL ci sono tutti gli altri: quelli che ascoltano
le frequenze, ma non sanno di che cosa si tratta: gli Altri Ascoltatori, AA.
Se un AA capta una trasmissione cifrata
tra un EM e un RL, si trova di fronte ad un dilemma interessante. Dipende “da
che parte sta”: se traduce una comunicazione cifrata di un gruppo di terroristi
che sta girando informazioni ai propri agenti per un attentato, può salvare
delle vite; se incappa in un codice militare che sta coordinando azioni sul
campo, per porre fine ad un conflitto armato tra nazioni, potrebbe preferire
non divulgare queste informazioni.
Quando un AA capta un codice sulle
shortwaves, non sa chi lo stia trasmettendo, non sa per chi sia, non sa che
cosa significhi: solo la sua decifrazione lo pone di fronte alla necessità di
prendere una posizione rispetto ad esso. Nel momento in cui la prima sequenza
di suoni, trasposti in numeri, diventa una parola di senso compiuto, tutto
cambia: AA sta decifrando se stesso, la sua posizione rispetto alla situazione
che si delinea di fronte a lui. Inoltre, consideriamo anche la possibilità che
AA decifri in modo erroneo il codice: prenderà una posizione rispetto a fatti
mal interpretati, ma coerente con quello che crede di aver tradotto.
Decifrare un codice richiede tempo, gli
strumenti adatti, e attenzione. La percezione selettiva ci aiuta a muoverci in
una selva di informazioni che ci bombardano ogni giorno dai più svariati EM:
Emittenti Misteriosi, perchè spesso crediamo di sapere chi sta “producendo”
informazione, ma non lo sappiamo davvero. La percezione selettiva, in modo
inconscio, dirige la nostra attenzione sugli aspetti che “ci servono”
maggiormente di altri: quelli che incontrano il nostro interesse, quelli che
pensiamo di poter sfruttare a nostro vantaggio. Sempre che la nostra percezione
selettiva funzioni correttamente.
Viceversa, noi stessi “produciamo”
informazione, più o meno in buona fede: che può essere interpretata per quello
che avevamo intenzione di dire, ma anche per quello che non sappiamo di aver
detto. Scatto una fotografia, la metto in Rete: vorrei far vedere a tutti i
miei amici il bel sole di oggi. Qualcuno che non è nella cerchia delle mie
conoscenze vede questa foto, e decifra un altro messaggio: dove mi trovo in
quel momento, oppure chi è con me, se ci sono persone nella fotografia.
Produciamo più informazione di quella che pensiamo.
La quantità di dati prodotta ogni giorno
ha numeri da capogiro. Ogni giorno, vengono caricate su Facebook più di
200.000.000 (200 milioni) di fotografie; ogni mese, su Youtube vengono viste
6.000.000.000 (6 miliardi) di ore di video; ne vengono caricate circa 100 al
minuto. Twitter, nel mese di ottobre 2013, aveva attivi 232.000.000 (232
milioni) di utenti attivi. Nel 2005 gli esseri umani hanno messo in Rete
150.000.000.000 gigabites (150 exabytes); attualmente abbiamo superato di gran
lunga i 1.500 exabytes. E questo è un assaggio della sfera pubblica; se consideriamo
le informazioni video raccolte dai droni americani in Afghanistan solo
nell’anno 2009, servirebbero 24 anni per essere visionate integralmente.
Ho avuto modo di registrare messaggi in
codice sulle shortwaves, come si può vedere in questo video
Non ho intenzione di decifrare il codice
dell’EM, nè avrei le competenze necessarie per farlo; piuttosto, userò i suoni
dei polytones ascoltati in tempo reale e registrati, trasposti in sequenze
numeriche e quindi in colori, per comporre immagini. Il messaggio iniziale è
ancora lì, di fronte ai nostri occhi, sepolto nel criptato; ci parla in una
lingua che non conosciamo, e ci ricorda che senza reale conoscenza non abbiamo
posizione nei suoi confronti, non facciamo nessuna differenza, nè faremo pesare
l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra; non siamo altro che
testimoni di qualcosa che si svolge altrove, che ci coinvolge, ci tocca di
persona, senza che possiamo reagire.
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