R = r1 + r2
+ r3 + r4 + r5 + rn
ovvero perchè
accontentarsi di una sola realtà
ovvero
prova a spegnere e riaccendere
Una cosa è scrivere a proposito di ciò che è
accaduto, oppure sta accadendo.
Un’altra è scrivere di quello che accadrà.
Almeno, oggi è così che vanno le cose. Domani, chi lo
sa.
La possibilità che ha la mente di proiettarsi verso
ciò che non è ancora (oppure potrebbe essere, o forse non sarà mai): tutto
sommato, è un mistero. Con varie tecniche si è cercato di dare forma sia alle
domande che alle risposte in merito al futuro. E’ un ambito così vasto:
riguarda la speranza, la religione, la fisica, la statistica, Wanna Marchi, le
promesse dei politici, la profezia che si autoavvera, gli universi multipli, il
gatto di Schrödinger, il destino, il DNA, la provvidenza, la sfera di
cristallo, le estrazioni dei numeri del lotto. E, soprattutto, riguarda
ciascuno di noi, personalmente (oltre che riguardare, in un certo senso, quelli
venuti prima di noi, essendo ora il loro
futuro).
Affronterò la questione iniziando dai tempi verbali.
Se usassi i condizionali per scrivere quello che sto
per scrivere, sarebbe (condizionale)
un’ipotesi. Ho intenzione invece di usare il presente: sarà (futuro) dunque
percepita come fantascienza. Che cosa? La realtà di domani. Meglio ancora: “le
realtà” di domani.
Naturalmente anche immaginare il passato serve al
presente: Paolo Veronese vide la battaglia di Lepanto? Perchè la dipinse come
la dipinse? La supponeva davvero così, oppure aveva un fine specifico? Penso
anche all’immaginario religioso cristiano, influenzato da anni e anni di
rappresentazioni sacre di pittori che contestualizzarono eventi avvenuti in
Palestina, ai tempi “dell’anno zero”... con personaggi in abiti medievali.
Teoricamente, la Madonna dovrebbe apparire ai fedeli vestita da ebrea, per non
parlare dei vari Gesù Cristo biondi con gli occhi azzurri. Anche in questo caso
si crea un corto circuito di tempi verbali: rappresento il passato come vorrei
vederlo nel presente (oppure “come mi hanno insegnato a vederlo”). Un contadino
vissuto in epoca medievale si chiederebbe – oggi – come fanno a muoversi i
nostri carri senza cavalli. Ri-torniamo al futuro: premesso che non abbiamo
forse nemmeno le parole per descriverlo, visto (visto?) che le cose che ci
saranno nel futuro oggi invece non ci sono, e dunque non abbiamo (chiaramente) ancora
trovato un nome per cose che non ci sono, anche perchè non ne abbiamo la
necessità, devo guardarmi dal raccontare il futuro come se fosse simile ad
oggi, ma un po’ trasformato, pur usando tempi verbali al presente. Dunque, nel
futuro...
...il web non è più “soltanto” sullo schermo. Ha
iniziato ad “abitare” il mondo.
Dunque abbiamo: un’interfaccia, che aggiunge alla
realtà percepita dai miei sensi ulteriori informazioni; questa interfaccia è
collegata wireless con elaboratori che elaborano e trasmettono queste
informazioni aggiuntive. Si chiama Augmented Reality, ovvero Realtà Aumentata.
Ne sono esistite di diversi tipi, prima che l’essere umano approdasse
all’utilizzo di massa che ne viene fatto oggi.
Se r1 è la realtà che percepisco normalmente, solo
attraverso i miei sensi “nudi”, r2, r3, r4 e via dicendo sono invece le Realtà
Aumentate che posso percepire collegandomi a vari “elaboratori” che producono e
aggiungono dettagli e informazioni alla realtà. Chi o che cosa sono questi
“elaboratori”?
Si chiamano MOD, che è un’abbreviazione per “modification”;
ciascun MOD elabora ed emette informazioni aggiuntive per scopi specifici.
Esistono MOD gestiti da aziende, che inviano dati
aggiuntivi ai propri lavoratori, così che siano facilitati nelle loro mansioni:
ad esempio, un operaio che deve assemblare il motore di un aereo vede
direttamente attorno ai pezzi a sua disposizione informazioni aggiuntive sul
modo corretto di montarli; oppure, un chirurgo vede proiettati sul paziente che
sta operando tutte le informazioni necessarie perchè l’intervento vada a buon
fine.
Esistono MOD di pubblica utilità, gestiti dallo Stato
(chi è stato?): ad esempio, un automobilista vede in tempo reale informazioni
aggiuntive sul traffico, sulla direzione da prendere per raggiungere una certa
destinazione, viene avvisato dei divieti di sosta oppure dei limiti di
velocità.
Esistono MOD pubblicitari: cammino per la strada e,
sull’insegna di un ristorante, vedo in tempo reale i cuochi che in cucina
stanno preparando i piatti del giorno, piatti dei quali magari sento anche i profumi,
se le nanomacchine sono state programmate per dare informazioni aggiuntive al
mio olfatto.
Esistono MOD a pagamento, che mi permettono di vedere
il giardino dietro casa popolato da meravigliosi uccelli tropicali, dei quali
sento anche il canto; oppure MOD che – influenzando sia la mia vista che il mio
tatto – mi permettono di maneggiare antichi vasi greci, e ammirarne la bellezza
come se fossero tra le mie mani.
Naturalmente esistono anche MOD programmabili e
personalizzabili da me stesso: il microelaboratore che porto addosso emette a
sua volta un segnale, che – se viene intercettato da altri nei paraggi – fa sì
che vedano, ad esempio, le foto delle mie vacanze al mare proiettate in tempo
reale sulla mia maglietta, oppure una citazione di un personaggio famoso
aleggiarmi attorno al capo, come se fosse lo status sulla home di quello che
una volta chiamavano Facebook.
Dunque R, la realtà complessiva percepita, è data
(matematicamente parlando) dalla sommatoria di tutte le Realtà Aumentate che
vanno ad aggiungersi a quella che si percepirebbe “normalmente”, senza
ulteriori informazioni elaborate dai MOD, realtà aggiuntive proiettate sui
sensi del soggetto che ne fa uso: R = r1 + r2 + r3 + r4 + rn. Se può sembrare
incredibile che si sia giunti a questo livello di progresso tecnologico, si
consideri che in passato era già stato ipotizzato uno sviluppo della capacità
di elaborazione, trasmissione, immagazzinamento dei dati, riconoscimento vocale
e dei movimenti muscolari, riconoscimento delle immagini e via dicendo tale
che: (cito)
“La Legge dei Ritorni Acceleranti afferma che il
tasso di progresso tecnologico è una funzione esponenziale e non lineare. Questa
legge dà il titolo ad un omonimo saggio di Raymond Kurzweil del 2001, ed il suo
assunto fondamentale è che nell'ambito dell'evoluzione tecnologica ogni nuovo
progresso renda possibili diversi progressi di livello più elevato invece che
un singolo progresso, e coerentemente a ciò, che ogni anno un maggior numero di
invenzioni e scoperte utili vengono effettuate rispetto all'anno precedente. La
Legge dei Ritorni Acceleranti è uno degli assunti di base secondo cui Raymond
Kurzweil ha elaborato la teoria della singolarità GNR (Genetica,
Nanotecnologia, Robot), secondo cui il prossimo stadio dell'evoluzione umana
consiste nell'integrazione sempre più spinta ed estesa nel corpo umano di
strutture tecnologiche derivanti dalla ricerca nanotecnologica e robotica.”
In passato, la ricerca indirizzava i suoi sforzi
(desideri) nel tentativo di replicare l’intelligenza umana in un’intelligenza
artificiale. La strada era interessante, ma non del tutto corretta. Si
trattava, piuttosto, di compiere determinati passi in direzione di una nuova
forma di intelligenza, che superasse ed evolvesse quella degli uomini che
vivevano in una sola realtà R. Così come il pollice opponibile permise all’uomo
manipolazioni della realtà circostante, e allo stesso tempo modificò il suo
modo di pensare, così la Realtà Aumentata ha permesso all’essere umano non solo
di aggiungere e modificare la realtà circostante, ma anche il suo modo di
intenderla e di intendere se stesso. Con tutta una serie di conseguenze
importantissime su concetti cardine della società, della cultura,
dell’antropologia, della filosofia...
“Fate la
storia senza di me.”
La
Realtà Aumentata non ha cambiato solo il futuro e il presente, ma sta cambiando
anche il passato. Per “studiare” la storia si ricorre(va) ai documenti:
conservati nelle biblioteche, nelle fondazioni oppure nei musei; documenti
“lenti” al cambiamento: un libro, una foto, un oggetto. Oggi, proliferano in
Rete e fuori dalla Rete migliaia di pagine e di simulazioni perfettamente
percebili come realtà presente ai sensi, materiale disponibile su ogni singolo
avvenimento storico, materiale alle volte esatto e alle volte no, del quale
spesso non si conoscono le fonti, e soprattutto: materiale aggiornato in tempo
reale. Lo stesso concetto di passato è diventato fluido e sfocato, in continua
ridefinizione; se prima la storia era filtrata e presentata da chi la studiava
e la divulgava (studiosi “diplomati”, con un attestato che consentiva loro di
esercitare la professione, riconosciuti, la cui opinione era generalmente
accettata, ed in possesso degli strumenti migliori per svolgere il loro lavoro)
oggi il passato non solo è a disposizione di tutti, con le problematiche sopra
elencate, ma anche la sua stessa scrittura, la sua stessa produzione è di
pubblico dominio. Nessuno mi vieta di mettere in Rete, oppure in un MOD da me
programmato, materiale riguardante la Seconda Guerra Mondiale, ed esprimere le mie
considerazioni, raggiungibili da chiunque in qualsiasi momento.
La storia non si cristallizza più in forme lente al
cambiamento, e forse più resistenti alla sua manipolazione (falsificazione oppure
correzione); è più facile venire a conoscenza di dettagli superficiali, e più
difficile scendere in profondità nelle cause e negli effetti di un dato evento,
fino ad arrivare ad una buona approssimazione ciò che veramente è stato, e
perchè. Oggi all’oblio si è aggiunto un nuovo ostacolo alla memoria storica: la
continua presenza, che equivale – per l’attenzione – alla totale assenza.
Dal momento che ciò che è ritenuto vero è vero nelle
sue conseguenze (anche il fraintendimento di un episodio storico), il presente
risente della mancanza di un passato fisso e condiviso, con tutte le
ripercussioni che questo porta a concetti come l’identità e l’appartenenza.
“Dobbiamo
stare vicini vicini.”
Con l’avvento della Realtà Aumentata, il concetto di “società”
è cambiato a tal punto che sembrerebbe irriconoscibile agli esseri umani di
cinquanta anni fa. Le distanze fisiche sono state prima sostituite dalle
distanze sociali: meno tempo per raggiungere Parigi che un paese in provincia
di Genova; la distanza fisica direbbe il contrario ma la distanza sociale – se
ho abbastanza soldi per permettermi il biglietto aereo – fa sì che sia più
vicina Parigi; e le distanze sociali si sono poi evolute in distanze di MOD.
Un’importante azienda di formazione di Parigi può avere abbastanza soldi per
sviluppare un MOD che mi permette di seguire i suoi corsi dal luogo dove mi
trovo ora, “come se” mi trovassi lì, ma una piccola associazione che si occupa
di sviluppo locale può non avere abbastanza fondi per pagare gli sviluppatori
necessari all’elaborazione di un MOD che mi metta a conoscenza del loro operato
sul territorio a poca distanza da casa mia.
Sono dunque i MOD programmati dagli sviluppatori, e
da chi li paga (e perchè), a dare la forma alla società di oggi; naturalmente,
esistono culture underground che riescono ad affacciarsi sulla scena delle Realtà
Aumentate grazie ai copyleft, e al “volontariato” di molti sviluppatori che
creano MOD non per immediato profitto bensì per scopi “altri” e “alti”. Però, a
fronte di multinazionali che possono disporre di tutta la tecnologia
disponibile, di svilupparne di nuova, e dei migliori programmatori, pare una
battaglia impari.
“Fatti non
foste per viver come bruti.”
Chi crea un MOD, crea una realtà. E non è affatto
detto che la realtà aggiuntiva creata sia priva di secondi fini, magari
sconosciuti ai suoi utilizzatori finali. Il concetto di verità, così come il
concetto di storia precedentemente esposto, ha subito un cambiamento radicale,
rendendosi più facilmente plasmabile per scopi precisi, con un potere di
persuasione e di mimetizzazione senza precedenti. Senza considerare gli effetti
di composizione inaspettati, le conseguenze impreviste, le esternalità che
sfuggono a tutti gli esseri umani quando agiscono,
compresi i programmatori di MOD.
Già era accaduto in passato con SIRI, il sistema di
riconoscimento vocale sviluppato da Apple; ma pochi si erano accorti
dell’importanza storica di quel fatto. SIRI permetteva di ottenere risposte
alle proprie domande: il software cercava in Rete informazioni, e rispondeva
vocalmente alle domande del proprietario del telefono sul quale era installata
(lei, cioè SIRI, cioè un software, ma se ne parla come se fosse un’entità
reale; e, di fatto, SIRI era reale). Accadde che alcuni utenti chiedessero a
SIRI quale fosse il miglior cellulare disponibile. SIRI si affidava al motore
di ricerca Wolfram Alpha, e rispondeva alla domanda con l’affermazione: il
miglior cellulare al momento è il Nokia Lumia 900. Però: la Nokia era l’azienda
concorrente della Apple. I programmatori della Apple, dunque, manipolarono il
software di SIRI per indurla a rispondere che era l’I-phone, il miglior
cellulare sul mercato. Insomma, la indussero a mentire. Così, chi aveva
installato SIRI sul proprio dispositivo mobile otteneva risposte veritiere per
quanto riguardava il tempo atmosferico, i risultati delle partite di calcio
oppure il traffico stradale, ma verità ad uso e consumo di chi aveva programmato
SIRI su altre questioni. SIRI mentiva, ogni tanto. A vantaggio suo, e dei suoi
programmatori.
Lo stesso è avvenuto per i MOD. Chi si collega ad un
MOD e aumenta la propria realtà R con una nuova realtà aumentata r1, dovrebbe
sempre tenere a mente che si tratta di qualcosa “programmato” da qualcuno per
uno scopo preciso. Spesso si rischia di vivere nella realtà di altri, e non
nella propria. Di assorbire dati elaborati da altri, ma non da se stessi.
Certo, l’uomo ha sempre avuto questo problema; ancora di più nel nostro caso, lo
sviluppo umano delle capacità critiche e di discernimento fa fatica a tenere il
passo con le capacità di alcuni di MODificare la realtà.
“Nessuno mi
può giudicare, nemmeno tu.”
Esistono MOD che mi permettono di MODificare il modo
in cui gli altri mi vedono. Posso semplicemente far sì che gli altri
percepiscano i miei capelli di un colore diverso da quello che hanno realmente;
oppure nascondere alla vista degli altri le rughe sulla mia pelle; fino ad
arrivare a vere e proprie rappresentazioni ex novo del mio corpo. In r1 sono un
uomo di trent’anni. Se l’osservatore si collega al mio MOD, l’elaboratore del
MOD nel corpo del mio osservatore riconoscerà la mia immagine, ed invierà alla vista
dell’osservatore un’immagine di me completamente diversa: Felix The Cat. La mia
identità, dunque, non è solo più ciò che realmente si vede, ma anche la mia facoltà
di scegliere come farmi vedere. Viceversa, quando guardo qualcuno, collegato al
suo MOD, vedo come vogliono essere visti da me.
E’ la possibilità di camuffamento totale, una gara a
chi ha il MOD più realistico ed accurato, magari “alla moda”: ci sono aziende
che hanno fatto i soldi offrendo come servizio proprio la creazione di alterego
da proiettare su se stessi in Realtà Aumentata. Naturalmente, più gli alterego sono
ben fatti, più costano – a meno che non si sia capaci di programmarseli da soli
– dunque generalmente estetica e possibilità economica hanno anche oggi
qualcosa a che vedere l’una con l’altra. Ho incontrato alcuni MOD di alterego
davvero particolari: in un caso, si trattava di un software che catturava
l’immagine dell’osservatore e la proiettava sull’osservato: sembrava di parlare
con se stessi, davvero molto inquietante. In un altro caso, un amico un po’
troppo preso da questa faccenda cambiava alterego ogni giorno, rendendomi
difficile riconoscerlo ogni volta che lo incontravo. So di esperimenti militari
per alterego che influenzano i MOD di chi li osserva semplicemente
cancellandoli dalla visuale: proiettano sulla vista dell’osservatore il mondo
alle spalle del soggetto che si vorrebbe osservare, et voilà, il gioco è fatto:
invisibilità. In questo caso bisogna essere bravi ad accorgersi che c’è un MOD
clandestino che ci sta facendo vedere (o non vedere) quello che vuole lui.
“Dal
jet-lag al mod-lag.”
Spazio
e tempo sono interconnessi inestricabilmente. Tutti i MOD che influenzano lo
spazio, e che mi permettono di essere presente in luoghi distantissimi da dove
mi trovo realmente, oppure che “portano” vicino a me oggetti lontani, in un
certo senso influenzano anche il concetto di tempo necessario agli spostamenti.
I normali cicli circadiani basati sul sorgere e sul tramontare del sole non
hanno più lo stesso peso sui bioritmi umani, che si sono adattati al jet-lag
continuo causato dall’interagire con persone distanti che vivono, ad esempio,
dall’altra parte del globo, e dove l’ora è diversa da quella che sto vivendo
io; inoltre, tutte le Realtà Aumentate create dai MOD sono persistenti – finchè
i MOD restano online – ed assolutamente immuni allo scorrere del tempo.
L’oggetto che sto maneggiando, che le nanomacchine
dentro al mio corpo mi inducono a vedere e a sentire al tatto, non risente del
trascorrere del tempo: non ingiallisce se lo lascio esposto al sole, non si
crepa – a meno che non sia stato programmato per farlo – se lo scaglio a terra.
La somma di tutte le Realtà Aumentate è imperitura, modificabile a piacimento,
congelata in un istante eterno. Alcuni, sottolineando questo fatto, preferiscono
parlare infatti di Realtà Permanenti (quelle diffuse wireless dai MOD), e di
Realtà Impermanente, quando si intende la realtà percepibile solo dai nostri
sensi “nudi”, senza MOD.
“No hablo
tuo idioma.”
Già in passato Google ha elaborato un software in
grado di riconoscere un scritta e, in tempo reale, tradurla nella lingua dell’utente
del software. Oggi posso camminare per le strade di Tokyo e chiedere ad un MOD
di tradurmi le insegne dei negozi, e proiettare su di esse la corrispettiva
traduzione nella mia lingua, così che possa leggerli. Lascio ai linguisti e
agli studiosi di semantica l’analisi di ciò che questo rappresenti, del melting
pot di lingua, cultura, e dunque anche di pensiero – essendo il linguaggio un
elemento costitutivo del pensiero stesso – che le Realtà Aumentate hanno
scatenato, e come abbiano modificato gli stessi processi cognitivi e di
elaborazione dell’informazione.
“Scan in
progess. 3 virus detected.”
Così come c’era il rischio di infettare il proprio
terminale con virus e malware, navigando in Rete, quando la Rete era ancora
relegata alle dimensioni dello schermo, così oggi che ciascuno di noi vive in
multiple Realtà Aumentate si corre il pericolo di incappare in virus e malware
pericolosi, che infettano i sensi, con conseguenze terribili non più per
l’hardware del proprio personal computer bensì per la propria incolumità
fisica.
Maneggiare un oggetto in una Realtà Aumentata,
sentirlo davvero tra le dita grazie
alla nanotecnologia che simula la sua presenza al tatto, oggetto che (per colpa
di un virus) diventa improvvisamente incandescente, provoca in me la reazione
di lasciarlo cadere, di ritrarre le braccia, e dunque dolore e spavento. Le
conseguenze della simulazione della realtà sono dunque reali. Accelerazione dei
battiti cardiaci. Sudorazione. Come ci si può difendere? Antivirus? Un apposito
sistema che faccia mantenere al soggetto la “presa” su ciò che è reale e ciò
che è indotto da un MOD?
Inoltre, la spam. La fastidiosa posta indesiderata,
con informazioni di nessun interesse. Rappresentava 1/3 di tutta la posta
elettronica smistata ai tempi della Rete relegata allo schermo, oggi è 1/3
delle Realtà Aumentate presenti. Ci si collega ad un MOD per trovare la giusta
strada in una città, e si viene subissati di indicazioni non richieste che segnalano
Centri Massaggio cinesi.
Come ci si difende oggi dal sovraccarico di
informazioni? Da informazioni non corrette, oppure tendenziose? Da virus
informatici che manipolano la realtà e diventano pericolosi per la salute?
Ci sono vari movimenti radicali che auspicano spegnimento
di ogni MOD, per tornare alla realtà semplice e pura, percepita dai nostri
sensi “nudi”. Alcuni affermano che i poteri forti usano i MOD per controllare
la popolazione mondiale. Altri temono che, un giorno, qualcuno...
...qualcuno programmò un MOD che simulava
perfettamente la sensazione di spegnimento di tutti i collegamenti ai vari MOD,
ingannando i sensi dei suoi utilizzatori, che credevano di essere tornati ai
loro semplici sensi “nudi”, e invece erano ancora influenzati da un programma
ben preciso. Un MOD in grado di far dimenticare la sua esistenza ai suoi
utilizzatori. E’ esattamente quello che stiamo vivendo.