sabato 3 maggio 2014

TI TROVO IN-FORMA(E)


TI TROVO IN-FORMA(E)
ovvero il nonno guarda Kaori che si allena, e si chiede che senso abbia, in fondo




“La nostra vita è troppo breve” disse “oppure siamo troppo disattenti, per cogliere la trasformazione delle cose.” Gli elefanti si muovono verso la pozza d’acqua, scuotendo lentamente le orecchie. “Molto plausibile che nemmeno vogliamo farlo”. Indicò con il dito cose che davanti a noi non c’erano, come se le stesse vedendo davvero: “Quello che chiamiamo bicchiere, tavolo, penna... lo chiamiamo così per l’uso, conferiamo uno scopo ad un’aggregazione di materia, nel tempo dato tra il suo essere così e il suo prossimo disgregarsi. Tra quanto tempo?” chiese. Il vulcano inizia ad eruttare, la pressione dei gas incandescenti fa esplodere la sommità del cratere con un boato udibile a chilometri di distanza. Rimase in attesa, come se davvero si aspettasse una risposta, ma sapevamo che era un bell’espediente retorico. “Un giorno, un anno, un eone... niente resterà strutturato così, tutto si trasformerà.” La Luna si allontana dalla Terra di 3,8 cm all’anno; allo stesso tempo, in virtù del principio di conservazione dell’energia, questo fenomeno determina anche un leggero rallentamento del moto di rotazione attorno al proprio asse della Terra. Fra 7 miliardi di anni un giorno terrestre durerà quanto 47 giorni attuali, e la luna apparirà fissa nel cielo, visibile solo da un emisfero, e molto più distante. Sempre che il Sole non abbia distrutto prima il sistema solare e i suoi pianeti. Abbassò il capo, spostò il peso su una gamba, poi sull’altra, alzà di nuovo lo sguardo su di noi. “Due sono le forze fisiche che entrano in gioco nel processo di trasformazione. La forza di attrazione della materia, ed un’energia che invece tende a disgregarla, la cui origine è attualmente motivo di indagine”. Sorrise. “Da ragazzo mi chiedevo perchè la materia attraesse...” ridacchiò scuotendo la testa, ma non ci sfuggì una certa nostalgia nella sua espressione. Il DNA è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, le molecole necessarie per lo sviluppo e il funzionamento degli organismi viventi. E’ un polimero organico formato da monomeri chiamati nucleotidi; i nucleotidi sono costituiti da un gruppo fosfato, dal deossiribosio e da una base azotata. “Dunque, riprendendo: usiamo la materia già configurata, oppure la configuriamo in base alle nostre possibilità per i nostri scopi, attribuendo alle configurazioni della materia nomi ed usi; inoltre, attribuiamo ad essa significati e, a volte, ne facciamo dei simboli.” Agitò la mano come se stesse scrivendo su un’immaginaria lavagna. “Simbolo deriva dal greco sun-ballo, cioè metto insieme, questo lo sappiamo. Pochi invece sanno che in greco il simbolon era una tessera con caratteri geometrici, che veniva spezzata quando si faceva un accordo: ciascuna delle parti ne conservava metà, così che avesse prova del patto stipulato con l’altra parte. Dunque” allargò le mani, indicando due opposti “la realtà da sola è incompleta: da un lato c’è la materia, dall’altro noi che le attribuiamo quello di cui prima parlavo”. La meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come un fenomeno ondulatorio che allo stesso tempo come entità particellari; questo dualismo onda-particella è formulata nel principio di indeterminazione di Heisenberg. Incrociò le braccia. “Adesso arriva la parte che non piace ai borghesi” disse “Parte che non piace ai borghesi perchè, come disse qualcuno, la tragedia irrisolta della borghesia è quella di essere riuscita a comprare tutto, tranne che l’immortalità. Comunque... gran parte dell’inquietudine umana pare derivare proprio da questo: non potendo arrestare la propria trasformazione fisica, oppure trovarle un senso – essendo fatti di materia anche noi – cerchiamo stabilità nelle cose, nel loro essere ben definite, con un nome, un uso, un valore simbolico. Distogliendo lo sguardo, oppure i pensieri, quando le cose si rivelano per quello che sono: materia in continua trasformazione.” Leonardo da Vinci scrive il Codice del Volo degli Uccelli intorno all’anno 1505, a Firenze. Analizza il volo e la struttura fisiologica degli uccelli, per poi passare a progetti di macchine che consentano all’uomo di volare. E’ di questo periodo (così dice la leggenda) il tentativo di volo di Leonardo dalla collina di Montecederi, a Fiesole. Si fermò un attimo, pensieroso. Stava per dire qualcosa, poi ci ripensò. Ci guardò per un po’. “Anche l’arte ha a che fare con il tempo. Su due piani” parlava lentamente, forse pensava in questo modo di aiutarci a seguire il suo salto logico “il primo, quando si confronta direttamente con la questione del tempo, che è il luogo dove avviene questa trasformazione della materia. Il secondo, intrinseco: tutte le opere d’arte, prima o poi, si trasformeranno in altro, disgregandosi. I curatori e i restauratori d’arte questo lo sanno bene, e tra di loro – mai in pubblico, solo tra di loro, badate – ne discutono, di questa impermanenza di fondo, di questa falla nel sistema che solo la brevità della vita umana consente di nascondere”. Le piante sono un regno di esseri viventi che comprende circa 350.000 specie di organismi; le caratteristiche fondamentali sono la capacità di sintetizzare le proprie molecole organiche a partire da sostanze inorganiche, utilizzando energia non derivante da sostanze organiche assimilate; l’uso della fotosintesi, che permette loro di cattuarre parte dell’energia solare trasformando l’anidride carbonica in zuccheri e altre sostanze; sono formate da cellule eucariote, dotate di un vero e proprio nucleo; le loro pareti cellulari sono strutturate con una base di cellulosa, e le cellule stesse possono immagazzinare amido come fonte energetica di riserva. Fece qualche passo verso di noi, si fermò attendendo da noi una domanda che non sarebbe mai stata formulata. “L’arte rende sempre visibile l’inquietudine umana, e la domanda sul perchè la materia porti con sè, insieme alla sua esistenza, anche la sua impermanenza. Perchè?” poi aggiunse, come se volesse prevedere una nostra obiezione “E le idee? Anch’esse sono immortali? Ci sopravvivono nelle cose, nei simboli, nel linguaggio... ma d’altro canto cambiano e si evolvono continuamente, e sinceramente” si strinse nelle spalle “non riesco ad immaginare idee senza un po’ di materia che le sostenga, sia un insieme di cellule chiamato cervello oppure di atomi chiamato carta. Senza un supporto, forse anche l’idea muore, termina, finisce. A meno che non trasmigri su altri supporti... costretta anche lei ad un viaggio interminabile, e a trasformarsi a seconda del supporto che la sorregge, per non perire.” Il gatto si affaccia alla finestra aperta, si siede sul davanzale. Annusa l’aria del mattino, segue con lo sguardo il volo di un uccello, poi osserva il prato bagnato di rugiada. Allunga le zampe anteriori, si stiracchia. “Sono il vostro insegnante? Oppure sto insegnando a me stesso? Ci sono solo io? Non esisto, ed esistete solo voi? Qualcuno sta scrivendo questa storia, e nessuno di noi esiste? Si tratta di uno spot televisivo, e qualcuno presto cambierà canale, per nulla persuaso ad acquistare non sappiamo quale prodotto? Non esiste nemmeno lo scrittore?”

In-formae è 1/3 di performance sul concetto di impermanenza. Gli altri 2/3 sono: La capsula del tempo, performance che ha permesso alla gente del paese di Camo di inserire in un contenitore a tenuta stagna oggetti che desideravano venissero ritrovati tra cinquecento anni, e Il Frullat(t)ore, performance presentata allo Zooart di Cuneo, durante la quale il pubblico poteva consegnare oggetti da distruggere e trasformare in kipple elementare ed indistinto, osservando il processo che condurrà al suo destino finale tutta la materia esistente.


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