mercoledì 31 luglio 2013

La civiltà del comfort


Oggi è stata una giornata molto piovosa. Al mattino nebbia, umidità. Molte biciclette, a Parma: usate un po’ da tutti, dalla mamma che porta a scuola in figlio seduto sul cestino sopra la ruota posteriore, alla commessa, allo studente, all’uomo d’affari. Molti guidavano la bici con una mano sul manubrio e l’altra a reggere l’ombrello sulla testa. Prima la strada è delle auto; poi, la fanno diventare area pedonale; infine, i cittadini capiscono che spostarsi in bici è più comodo, pratico, non costa. L’avrebbero capito a monte? Hanno dovuto aspettare un impedimento, per rinunciare alla macchina e scegliere la bicicletta, per rendersene conto? Fuor di metafora: fortunatamente c’è chi ci aiuta ad uscire dalla nostra area di comfort per scoprire nuove possiblità, alle quali non avremmo mai pensato, oppure verso le quali avevamo pregiudizi,“se”. In questo “se” si compie l’epifania del problema del potere. Se chi ha il potere di indurci ad uscire dalla nostra area di comfort ha a cuore il nostro bene. Il potere costituito ha la sua massima espressione nel gestire il bene e il bene-essere comune. Ma se invece si piega ad altri interessi? Allora è dittatura. Forse il potere contiene in sè i germi che lo portano, e come e quando? a questa forma.



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