sabato 20 luglio 2013

Deinòs


Ricordo al liceo la questione del dover tradurre il coro dell’Antigone, quando dice “Molte sono le cose deinà” (una parola che indica il terribile e il meraviglioso allo stesso tempo) ma nulla è più deinà dell’uomo.” Come è deinà, cioè pare spaventoso e miracoloso in uno solo concetto, la prospettiva che l’essere umano ha delle cose, e che indirizza la sua vita in una direzione piuttosto che in un’altra. Come se il nostro gusto inconscio, la nostra scelta empatica, possa farci vedere grandi certe cose e piccole altre, e ci guidi, se ascoltata con cura tra il rumore di una vita troppo spesso non posseduta appieno, verso quello che davvero ci appartiene. Lek-lekà, dice il dio a Mosè che non ne può più delle piccolezze umane e vuole trovare un luogo di pace per se stesso. Dove devo andare? Risposta dalla divinità: Lek-lekà, letteralmente “Vai verso te stesso”. Non c’è altra strada che non possa dirsi la migliore per portare a compimento la propria esistenza. Andare verso se stessi. Realizzare quello che si è. Ciascuno trova il suo sentiero e arriva alla sua meta. Ed è vertiginoso, alcuni lo chiamano destino, questo rotolare verso il proprio ardere totalmente senza risparmiarsi.


Nessun commento:

Posta un commento