martedì 6 agosto 2013

Il mondo in cui ci incontriamo


Il mondo non è sempre stato così. Come lo vedo adesso, voglio dire. C’è stato un tempo in cui era popolato dagli Dei. Un altro in cui foreste inesplorate facevano stringere gli uomini attorno ad un fazzoletto di terra, largo giusto il baluginare della luce delle fiamme nel buio. C’è stato un tempo in cui la magia esisteva. Ed esisteva davvero, perchè altri uomini ci credevano. A seconda degli uomini che l’hanno calpestato, in modo troppo impercettibile perchè in fondo potesse accorgersene, il mondo è stato diverso. Ci sono stati, e ci sono tutt’ora, infiniti mondi. Da piccolo mi tormentava il pensiero di quale sorte toccasse a chi moriva con le convinzioni riposte in una religione diversa dalla mia. Ammettere che ci fosse un luogo per loro, e uno per me, mi metteva troppo al centro della questione. Pensare invece che la mia idea fosse giusta e la loro sbagliata, mi sembrava un atto di prepotenza, un’ingiustizia nei confronti degli altri, anche se avessi avuto ragione io. Spesso leggo libri di estetica, cercando di capire come possa esistere un gusto estetico comune a tutti gli uomini, di tutti i tempi, di tutti i luoghi. Forse, il Bello è l’unico mondo in cui ci incontriamo.



1 commento:

  1. Casomai, il "modo" in cui ci incontriamo ha a che fare con il Bello, il quale viene riconosciuto - sentito - nello stesso istante da almeno due Anime. Il "mondo" intorno resta brutto e cattivo, è un dove variabile nello spazio e nel tempo, poco importante, ché assume i connotati degli occhi di chi lo guarda ogni volta: si vede solo ciò di cui si ha consapevolezza. E non credo che esista un gusto oggettivo, super partes: esiste una condivisione estetica di due individui qui e ora.
    Penso, dunque, che tu abbia fatto un triplo salto carpiato all'indietro senza rete, eheh.

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